Noi, invece, che abbiamo per patria il mondo,
come i pesci il mare
Dante Alighieri

Questa pagina richiede l'accettazione dell'utilizzo dei cookie, che è stata in precedenza rifiutata.
Puoi modificare le preferenze della privacy oppure tornare alla pagina precedente.

Iniziative

27/01/2022 - L’UNICO MODO NON IPOCRITA PER ONORARE LA MEMORIA DELLE VITTIME DEGLI ORRORI DI IERI É COMBATTERE L’INDIFFERENZA VERSO QUELLI CHE CONTINUANO A CONSUMARSI AL GIORNO D’OGGI

...

Del resto 4 anni prima, nel luglio 1938, si era tenuta la Conferenza di Evian, in Francia. Era stata convocata dal presidente americano Roosevelt per trovare una soluzione al problema dellaumento del numero di rifugiati ebrei in fuga dalla Germania nazista. Nel corso della Conferenza i delegati di 32 Paesi aderenti alla Società delle Nazioni (lantenata dellONU) non presero decisioni in merito allaccettazione di nuovi rifugiati nei propri Paesi. Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Canada, Australia non aumentarono le quote di immigrazione consentita per non sfidare lopposizione interna, con giustificazioni per noi tristemente familiari e contemporanee, rinvenibili nella Risoluzione finale della Conferenza. Solo la piccola Repubblica Domenicana e la Bolivia si dimostrarono disponibili ad accogliere i profughi ebrei: la Repubblica Domenicana ne accolse 100.000 e la Bolivia 20.000. Lo ha ricordato Alberto Angela su Repubblica in un articolo scritto per la ricorrenza dei rastrellamenti al Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943: "Il  regime nazista inizialmente  voleva  liberarsi degli ebrei favorendone l’espatrio in altri Paesi. Ma quando alcune nazioni chiusero le loro frontiere, decise di sterminarli."

Eppure ancora oggi i profughi e i migranti sono visti come invasori (gli invasori più disarmati che si siano mai visti), ma in più sono usati come armi di ricatto tra gli Stati che sanno di poter far leva sulla xenofobia interna altrui. Il rischio di trovarsi di fronte a nuove Conferenze di Evian è attuale. Ce lo dimostra, fra i mille esempi che potremmo portare, quanto avvenuto tra febbraio e marzo del 2020, allorquando ventimila profughi siriani raggiunsero il fiume Evros, confine di terra tra la Turchia e la Grecia. La Turchia aveva aperto i suoi confini occidentali. La Grecia, allarmata da una nuova ondata migratoria, adottò misure drastiche, mise in campo le truppe per respingere le persone ammassate al confine e chiese aiuto alle istituzioni europee. La risposta arrivò dalle più alte cariche europee che - raggiunti i confini della penisola ellenica per sostenere i respingimenti di massa - definirono la Grecia ’scudo dEuropa’.

L’immagine della vergogna ieri aveva il volto scheletrico degli internati nei campi di concentramento e oggi ha il volto di Alan Kurdi, il bambino di tre anni annegato mentre cercava di scappare dalle violenze della guerra civile siriana sette anni fa, e pochi giorni fa è il corpo di una madre steso e assiderato sulla neve coi piedi fasciati da due sacchetti di plastica: si era tolte le calze per coprire le mani dei suoi due bambini con i quali era arrivata in Turchia fuggendo dall’Afghanistan dei Talebani dopo la disastrosa guerra che vi avevano condotto le potenze occidentali o, infine, è il corpo del bambino di un anno morto di freddo nella foresta al confine tra Polonia e Bielorussia. Condividiamo la dura denuncia di Liliana Segre quando affermava:

"L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza" (Repubblica 19 gennaio 2018). Ma è solo il duro impegno per diffondere una coscienza internazionalista fra i giovani e i lavoratori a rappresentare lunico vaccino efficace contro i virus della violenza e del razzismo che si annidano nelle viscere stesse dell’attuale società basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

 
© 2008 - 2024 Centro Filippo Buonarroti
C.F. 97339870152
Sede: Via Rovigno, n.26 (M1 Turro) - 20125 Milano
Sede legale: Via Treviso, n.6 - 20127 Milano
Tel. 0245491072
info@centrofilippobuonarroti.com
Privacy Policy Cookie Policy
Preferenze privacy