Noi, invece, che abbiamo per patria il mondo,
come i pesci il mare
Dante Alighieri

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Iniziative

10/03/2023 - COMUNICATO DI GENOVA SOLIDALE

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Il XXI secolo è il secolo del rallentamento della crescita demografica mondiale. Ma gli attuali 8 miliardi continueranno ad aumentare fino a un tetto di circa 10,4 miliardi, che potrebbe essere raggiunto intorno al 2085.

Nei prossimi decenni, il pianeta sarà spaccato in due: paesi dove la popolazione aumenterà e altri dove continuerà a diminuire. Secondo le stime dell’ONU i due terzi della popolazione mondiale vivono in zone nelle quali la fecondità media è al di sotto del livello che assicura la tenuta della popolazione (meno di 2,1 figli per donna). Quindi in calo demografico. La diminuzione della popolazione è accentuata nelle ricche metropoli delle vecchie potenze.

L’Europa è nei primi posti, l’Italia primeggia. Si crea un vuoto nella fascia di età lavorativa. Secondo Bankitalia (febbraio 2023) in Italia “l’offerta di lavoro nelle fasce 15-69 anni entro il 2026 (tra tre anni) si contrarrebbe di circa 630 mila persone”. Mancheranno lavoratori nella manifattura, nell’edilizia, nei trasporti, nella logistica, nella ristorazione e nella sanità. La popolazione invecchia, la spesa per le pensioni e della sanità aumenta. Il Centro di Ricerca CREA Sanità calcola che occorrerebbe assumere 15 mila medici e 30 – 40 mila infermieri all’anno per un decennio.

I paesi dove la popolazione continua ad aumentare (a ritmi seppur calanti) sono soprattutto nel Sud del mondo, dove imperversano guerre e carestie. Sono paesi dove il più recente sviluppo capitalistico disgrega le stratificazioni sociali nelle realtà contadine e crea una sovrappopolazione relativa che innesca l’esodo verso le periferie urbane. È in corso un colossale aumento della proletarizzazione, i lavoratori salariati oggi superano i due miliardi e sono in continuo aumento.

In gran parte del mondo la popolazione si contrae, invecchia, diminuiscono le fasce potenzialmente attive e cioè della forza lavoro. Nell’altra parte del globo nuove generazioni di giovani cercano di fuggire dalla fame e dalle guerre e sono attratti dalle metropoli. Il capitale ha un crescente bisogno di queste energie, ed è persino in corso una “competizione globale per l’attrazione di risorse umane con differenti livelli di qualificazione, una competizione destinata nei prossimi anni a diventare via via più spinta”, come sostiene l’ISMU. Ma ovunque ci sono partiti con lo sguardo corto, guardano all’oggi, alle proiezioni elettorali fino a sbandierare muri, reticolati, blocchi navali. Cavalcano razzismo e xenofobia, fino a precipitare nel più profondo dei pozzi del cinismo, sostenendo che i bambini affogano per colpa dei genitori.

Ma nessuno può bloccare un processo colossale che segna il XXI secolo: complessivamente oggi più di un miliardo di persone (migranti internazionali 281 milioni, all’interno di paesi continentali 763 milioni) si sono spostati verso le metropoli del capitalismo. È un meccanismo gigantesco che nessun governo, nessuna organizzazione mondiale è in gradi di governare. Questa colossale contraddizione spiega i cimiteri di migranti al confine tra USA e Messico, nel Canale della Manica, nella rotta terrestre dei Balcani e nel Mediterraneo.

Dietro le gravi responsabilità contingenti delle stragi dei migranti c’è questa colossale contraddizione di un mondo disumano.

Promuovere l’accoglienza, la solidarietà attiva è oggi l’anello da afferrare per contrastare un ordine sociale non ragionevole.

Domenico Saguato

Genovasolidale

 

 
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