Noi, invece, che abbiamo per patria il mondo,
come i pesci il mare
Dante Alighieri

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Iniziative

16/04/2010 - Biblioteca Cesare Pozzo ore 15,30

Le ferrovie nella storia economica e sociale dell’Italia unitaria: 1861-2011
PRIMO INCONTRO

Le ferrovie in Italia: dall’Unità alla Grande Guerra
Biblioteca Cesare Pozzo Fondazione Cesare Pozzo per la mutualità - Biblioteca Cesare Pozzo -
Milano - Via San Gregorio 48
16 aprile 2010 ore 15,30

- Carlo Antonio BARBERINI
L’economia italiana dall’Unità alla Grande Guerra
I decenni successivi al 1861 sono quelli nei quali, dopo aver completato nel 1866 (Veneto) e poi nel 1870 (Roma) il processo di unificazione territoriale, si deve mettere mano alla ben più difficile unificazione economica, politica e sociale dell’Italia. Si trattava in primo luogo di creare un unico grande mercato nazionale che rendesse possibile lo sviluppo capitalistico (che fino ad allora era limitato a poche aree del Nord Italia), in primo luogo attirando i capitali dei paesi europei più sviluppati e poi attivando le risorse che lo Stato raccoglieva attraverso la pur debole leva fiscale. Ma occorreva anche nel contempo, tra le molte necessità, unificare e rendere efficiente la macchina dello Stato, a partire dalla burocrazia e dall’esercito; creare un sistema scolastico nazionale (e insegnare l’italiano alla gran parte degli italiani...); favorire la concentrazione del sistema bancario; realizzare una rete nazionale di trasporti connessa alla rete delle aree capitalistiche forti dei mercati del Nord Europa, e questo ruolo, all’epoca, non poteva svolgerlo che la rete del trasporto ferroviario.

- Stefano MAGGI
Il ruolo delle ferrovie nella storia d’Italia (1861-1914)
Nell’arco di oltre un secolo e mezzo la ferrovia ha contrassegnato in profondità il volto dell’Italia e l’identità del suo popolo. Durante il processo risorgimentale, la «strada ferrata» venne a rappresentare nell’ideale collettivo l’emblema dell’unità nazionale per la sua capacità di mettere in comunicazione gli Italiani. Una volta realizzato lo Stato unitario, i governi concentrarono quindi i loro sforzi negli investimenti ferroviari finalizzati a collegare il nord e il sud, l’est e l’ovest del paese. Tanti simboli dell’Italia in formazione e poi dell’Italia in sviluppo furono legati alle ferrovie: dalla «Porrettana» (1864) che per la prima volta valicava l’Appennino tra Bologna e Pistoia, alle gallerie del Fréjus (1871), del Gottardo (1882) e del Sempione (1906), destinate a collegare l’Italia con i paesi del centro Europa. Pure nel sud il treno venne visto come il principale fattore di un progresso non solo tecnologico, ma anche economico e sociale: tipiche in tal senso furono sia le vicende della linea litoranea adriatica Bologna-Ancona-Lecce, legata al commercio con l’oriente, sia le vicissitudini delle reti in Calabria, Sicilia e Sardegna, dove lo Stato si impegnò per dare alla popolazione un mezzo di trasporto in grado di rompere l’isolamento della periferia.
- Salvo BORDONARO
La “Valigia delle Indie“ attraverso l’Italia
Raggiungere nel più breve tempo possibile e lungo l’itinerario più sicuro le sue colonie: questo fu uno dei problemi più pressanti nella Gran Bretagna a maggior ragione dai primi decenni del diciannovesimo secolo, in forza anche delle innumerevoli novità nel campo dei trasporti terrestri e marittimi che lasciavano prospettare soluzioni sempre più vantaggiose. Destava in particolar modo apprensione il collegamento con l’India, giudicato troppo lento, a causa dei circa cento giorni di viaggio, e molto rischioso dovendosi affrontare il passaggio in corrispondenza del Capo di Buona Speranza. La soluzione venne da nuovi itinerari resi possibili dallo sviluppo della navigazione a vapore e dalla diffusione della ferrovia e portò il prestigioso nome di “Valigia delle Indie” (Indian Mail). Anche l’Italia s’incaricò per molti decenni di questo importante servizio fino alla sua definitiva cessazione al primo cupo tuonare dei cannoni della Grande Guerra.

 
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