Noi, invece, che abbiamo per patria il mondo,
come i pesci il mare
Dante Alighieri

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DOCUMENTAZIONI - NOVITA\'
Centro Filippo Buonarroti
Adolescenti e media: cinema, televisione e ruolo della scuola

Atti degli incontri Genitori - Insegnanti 2009 -2010

dall'introduzione 

Da tempo, da parte di numerosi colleghi e amici che seguono gli "Incontri Genitori-Insegnanti" che da qualche anno il Centro Filippo Buonarroti e l'Unione Femminile Nazionale organizzano, siamo stati sollecitati ad occuparci del rapporto tra le nuove generazioni e i mass media e di come questi influenzino il loro sviluppo e la loro formazione. Il tema, certamente complesso, ci è sembrato stimolante anche per andare oltre un diffuso approccio fortemente impressionistico, se non emozionale, che tende ad attribuire ai media, di volta in volta alla televisione o al computer, la responsabilità di tutti i comportamenti e gli atteggiamenti considerati negativi delle nuove generazioni.

Il contributo dei relatori

Lungo il filo conduttore sopra descritto si dipanano i cinque incontri di questo ciclo che, come sempre, non pretende di essere esaustivo, ma almeno di fornire spunti di riflessione, elementi di approfondimento e indicazioni di pratiche operative.

Nel primo, Dario Varin ci riporta i risultati delle più recenti ricerche internazionali sugli effetti che il medium televisivo può avere sulle giovani generazioni dal punto di vista dello sviluppo dei processi cognitivi, in particolare per i bambini più piccoli, e dal punto vista dei valori e dei modelli culturali e comportamentali proposti, per la fascia adolescenziale. Ne emerge un quadro complesso, lontano da facili semplificazioni, in cui la quantità della fruizione si incrocia con la qualità dei messaggi veicolati e con le caratteristiche famigliari e individuali, ma in cui si evidenziano anche precise indicazioni rispetto alle attenzioni da avere, in particolare, con i bambini più piccoli.

Nel secondo contributo Claudia Caprin affronta, attraverso le teorie più recenti, il tema di estremo interesse dei valori e delle credenze che questa televisione sollecita e alimenta nei bambini e negli adolescenti, sviluppando, nello specifico, l'analisi degli stereotipi sull'identità di genere, degli atteggiamenti morali e delle rappresentazioni dei sentimenti che i programmi e i personaggi della televisione veicolano.

Fulvio Benussi, nel terzo contributo, conclude questi incontri sul medium televisivo presentandoci esperienze didattiche, direttamente sperimentate in classe, di grande interesse. Sono attività che vanno nella direzione indicata dalla Media Education, contrastando, in qualche misura, il potere di questo strumento attraverso l'analisi e la scomposizione dei suoi prodotti, trasformando gli studenti da spettatori passivi a produttori attivi.

Nel quarto e nel quinto contributo l'attenzione si sposta su uno dei media, il cinema, che probabilmente è stato, per la nostra generazione, il più affascinante e potente, ma che continua, se pur con modalità diverse, ad esercitare la sua influenza anche sui nostri figli e allievi.

Fabio Mantegazza, grazie non solo alla sua competenza sul cinema ma anche e soprattutto alla sua lunga e diretta esperienza come insegnante, mette a fuoco il tema del suo uso didattico con gli adolescenti, riportandoci, oltre alle teorie e agli studi di riferimento, soprattutto riflessioni e indicazioni frutto di dirette esperienze sul campo. Attenzioni pedagogiche, indicazioni metodologiche e consigli pratici rendono questo intervento particolarmente utile per chi voglia utilizzare al meglio il cinema nella sua azione educativa.

L'ultima relazione, di Daniela Tamburini, ci presenta l'esperienza di una metodologia innovativa e ricca di potenzialità nell'ambito della formazione degli adulti, nella fattispecie insegnanti, ma anche particolarmente utile per intervenire direttamente sugli alunni, in particolare in situazioni, sempre più diffuse, di classi difficili e conflittuali. Il cinema, e la sua scomposizione e ricomposizione in blob attraverso semplici software, diventa strumento di riflessione e di autonanalisi individuale e di gruppo. Ancora una volta la soluzione che viene indicata è la rottura della passività dello spettatore per trasformarlo in autore consapevole.

Pensiamo che la raccolta e la stampa in questi Atti dei contributi dei relatori, che ancora ringraziamo per la loro disponibilità, possano, senza nessuna pretesa di esaustività, permettere di andare oltre una sterile e a volte banale lamentazione sui media, fornendo invece spunti di riflessione, elementi di approfondimento e indicazioni operative. Fra l'altro, a dimostrazione che il problema non è di demonizzazione del mezzo in quanto tale, ma del suo abuso e del suo uso ideologico, dei tipo di messaggi che veicola, Varin ci sottolinea come modelli positivi proposti dalla tv abbiano effetti sugli individui anche più evidenti di quelli negativi.

Pensiamo allora a come potrebbero essere utilizzati questi mezzi per diffondere messaggi ed esempi di solidarietà, di corresponsabilità sociale, di accettazione dell'alterità e come potrebbero influenzare in positivo i nostri atteggiamenti e comportamenti; un obiettivo possibile e perseguibile solo in una organizzazione sociale diversa e superiore a questa.

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