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Angus Maddison


Angus Maddison: ricordi della vita di un “cifrefilo”

 

Il 24 aprile 2010 è morto a Parigi, all’età di 83 anni, Angus Maddison, professore emerito alla facoltà di Economia dell’Università di Groningen e co-fondatore del Groningen Growth and Development Centre (GGDC).

Angus Maddison era nato nel 1926 a Newcastle-upon-Tyne, nel Regno Unito, e aveva studiato a Cambridge, alla McGill e alla Johns Hopkins. La sua carriera di economista iniziò alla fine degli anni ’40. Per qualche decennio lavorò su diversi filoni di ricerca inerenti al problema dello sviluppo e della politica economica, dapprima presso l’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE) e poi presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), oltre ad una intensa attività di consulenza che lo vide impegnato per diversi anni soprattutto in Pakistan e in Ghana. Nei suoi numerosi viaggi soggiornò e lavorò in molti altri paesi, tra cui Brasile, Guinea, Mongolia, URSS e Giappone, sia pure per progetti a più breve termine. Negli anni ’70, tornato all’OCSE, si dedicò in modo sempre più esteso allo studio delle questioni correlate alla politica sociale, al mercato del lavoro e all’istruzione. Queste esperienze consentirono ad Angus di familiarizzare sempre di più con i fattori che determinano la crescita economica e lo sviluppo della ricchezza.

Nel 1978 Angus divenne professore alla facoltà di Economia dell’Università di Groningen e da quel momento ebbe la possibilità di impegnarsi a tempo pieno nella ricerca sui problemi della crescita economica e dello sviluppo. Dopo aver pubblicato diversi scritti su questi temi, nel 1982 e 1991 diede alle stampe due importanti monografie, mentre nel 1987, sul Journal of Economic Literature , apparve un suo articolo pionieristico sul calcolo e sulla misurazione della crescita economica. Da quel momento concentrò i suoi studi sulla quantificazione della crescita economica prendendo in esame periodi di tempo sempre più estesi (risalendo indietro nel tempo addirittura fino all’anno 1), ed un numero sempre più grande di paesi. Ciò gli permise di approfondire anche gli studi nel campo della storia economica, una disciplina che in passato aveva già affrontato per paesi come India, Pakistan, Giappone, Brasile e URSS. Nel 1998 pubblicò uno dei primi studi complessivi sulla storia macroeconomica quantitativa della Cina a partire dal 960 d.C.. Dopo il 2000 elaborò e pubblicò diversi aggiornamenti delle sue Historical Statistics on World Population, GDP and Per Capita GDP, 1-2008 AD , disponibili anche on-line nella homepage del sito web del Groningen Growth and Development Centre (GGDC).

Nel 1994 Angus pubblicò la sua autobiografia, Confessioni di un cifrefilo. Inventò questo termine, come ebbe a scrivere, “per definire gli economisti e gli storici economici che come me hanno una forte predilezione per la quantificazione” . Sulla base di questo approccio addestrò e guidò una dozzina di dottorandi, molti dei quali lavorano ancora attivamente sui diversi aspetti di questo filone di studio in ambito accademico o nel mondo dell’analisi politica. Insegnò a centinaia di allievi ad alzare lo sguardo per cogliere meglio i fenomeni della crescita economica e dello sviluppo, andando così ben oltre le banali ricette dei manuali universitari. Scosse il mondo accademico ed i suoi colleghi con la provocazione di una stima del PIL mondiale dell’anno 1. Tuttavia, se da un lato molti rifiutarono e misero in discussione l’attendibilità di questa stima, la maggior parte degli studiosi si mostrò convinta del fatto che Angus avesse fatto centro grazie alle profonde conoscenze di cui disponeva e alla sua grande esperienza. Recentemente è stata avviata un’iniziativa, chiamata Progetto Maddison , intesa a creare una rete di studiosi per proseguire il lavoro sulle statistiche macroeconomiche mondiali secondo lo spirito e l’insegnamento di Angus. Il progetto, di cui Angus ha visto gli esordi, è in sintonia con il lavoro svolto e con i risultati da lui conseguiti: abbiamo bisogno di molti studiosi per proseguire sulla strada che lui ha percorso a lungo da solo, come un vero pioniere.

Se Angus sarà ricordato per molto tempo nell’ambito dell’economia e della storia economica per il suo contributo alla costruzione dei dati sul PIL e sul reddito in tutti i paesi del mondo, i suoi scritti esprimono con chiarezza anche il modo in cui egli intendeva e spiegava le dinamiche ed i fattori di maggior rilievo nel favorire la crescita e lo sviluppo. Ad esempio, la sua interpretazione dello sviluppo in termini di fasi secolari, piuttosto che sulla base della teoria del ciclo lungo di Kondratieff, ha favorito l’approdo ad una visione più gradualistica della diffusione della tecnologia e dell’innovazione, oltre a porre maggiore enfasi sugli shock di sistema . Questi shock sono in parte casuali, ma il loro impatto viene amplificato dai cambiamenti nelle aspettative e nelle scelte di politica economica. Tali concetti, sostenuti da una solida base quantitativa, hanno messo in discussione le affermazioni di quegli studiosi che proponevano la tesi di un’improvvisa rivoluzione industriale alla fine del 18° secolo, o quelle dei più tradizionali economisti dello sviluppo che sostenevano la concezione rostoviana della necessità di un decollo economico per innescare la crescita. Angus fu anche tra i primi a sottolineare la necessità di attribuire maggiore importanza alle istituzioni economiche e giunse ad elaborare un modello che distingue tra fattori diretti della crescita (cioè gli input economici direttamente misurabili come il lavoro, il capitale fisico e umano, la terra) ed i fattori indiretti (istituzionali, politici, sociali e culturali). La complessa interazione tra questi fattori diretti e indiretti avrebbe permesso, nel corso del Medioevo, uno sviluppo multipolare in Europa. Secondo Angus ciò avrebbe determinato la perdita della leadership mondiale da parte della Cina già intorno al 1500, e non all’inizio del XIX secolo come sostenuto da altri.

La visione di Angus sulle dinamiche della crescita e della stagnazione potrebbe rivelarsi utile anche per meglio comprendere le cause della recente crisi economica e finanziaria. Nel suo ultimo volume egli ha utilizzato questo quadro di riferimento per elaborare una proiezione al 2030, giungendo a prevedere per Cina e India il ruolo di maggior rilievo nell’economia globale. Egli considerava inoltre l’impatto di un moderato aumento del riscaldamento globale sulla crescita economica in modo meno preoccupante rispetto al punto di vista predominante, ad esempio quello del Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

L’eredità lasciata da Angus al mondo dell’economia è di straordinario rilievo. Egli contribuì alla fondazione del Groningen Growth Development Centre (GGDC), un gruppo di ricerca che, nell’ambito dell’Università di Groningen, si dedica in particolare allo studio della crescita economica nel lungo periodo. I database creati e aggiornati da Maddison e dai suoi colleghi rappresentano una delle fonti più importanti per l’analisi della crescita economica nel lungo periodo e sono utilizzati in tutto il mondo da studiosi e analisti politici. Negli anni ’80 Angus avviò anche un progetto sulla International Comparisons of Output and Productivity (ICOP), incentrato sulla misurazione dei livelli della crescita sul versante dell’industria d’origine invece che sul versante della spesa (come nell’International Comparisons Project della World Bank e delle Penn World Tables ). Fondamentale fu anche il suo contributo alla  International Association for Research in Income and Wealth (IARIW), per la quale organizzò e partecipò a incontri e seminari sulle serie storiche delle contabilità nazionali.

Molti colleghi di Angus serbano ricordi eccezionali della sua capacità di combinare il lavoro e il divertimento in modo estremamente positivo e naturale. Era uno studioso, un mentore, un collega e un amico, tutto nello stesso tempo. Accoglieva con calore i nuovi arrivati in quello che era il suo terreno di lavoro e li trattava allo stesso modo di coloro che avevano maggiore esperienza, in modo che tutti potessero passare al meglio il tempo che trascorrevano insieme. Molti ricordano i bei momenti trascorsi con lui, con sua moglie Penny ed i figli nella loro casa in Francia, o in qualunque altro angolo del mondo essi si trovassero. Mai un momento di noia quando c’era Angus.

Angus Maddison ci mancherà. Ma resta lo straordinario patrimonio che ci ha lasciato e saranno molti coloro che potranno a lungo continuare a lavorare nel solco da lui tracciato.

 

Bart van Ark

Aprile 2010



Angus Maddison (1982), Phases of Capitalist Development , Oxford University Press, Oxford; Angus Maddison (1991), Dynamic Forces in Capitalist Development , Oxford University Press, Oxford; Angus Maddison (1987), “Growth and Slowdown in Advanced Capitalist Economies: Techniques of Quantitative Assessment”, Journal of Economic Literature , June.

Angus Maddison (1998), Chinese Economic Performance in the Long Run , OECD Development Centre, Paris; tr. it., L’economia cinese. Una prospettiva millenaria , Pantarei, Milano.

Angus Maddison (1994), “Confessions of a Chiffrephile”, Banca Nazionale del Lavoro Quarterly Review , June.

Angus Maddison (2007), Contours of the World Economy, 1-2030 AD , Oxford University Press; tr. it., L’economia mondiale dall’anno 1 al 2030 , Pantarei, Milano.

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