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Categoria: Interventi

Il negazionismo da sindrome egoistica a strumento politico

10/09/2020

Ezio Mauro, “La Repubblica”, 2 settembre 2020, scrive che il negazionismo del virus “è prima di tutto una forma di egoismo. Nego la sua stessa esistenza, e in questo modo sono esonerato dal peso del problema, dalla responsabilità di farmene caricoNon mi sento implicato emotivamente nelle sue conseguenze.” Negando l’esistenza stessa del virus sono dispensato dal provare empatia, pietà, solidarietà nei confronti delle persone colpite.

Il negazionismo permette di rinchiudersi in un guscio per difendere il proprio ego e rimuovere le profonde paure, sospingendole fuori dalla propria illusoria bolla. [...]

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Contro l’accoglienza un muro di banalità

10/08/2020

Riportiamo da Genova solidale l’articolo di Alessandra Ballerini, uscito su La Repubblica (pagina di Genova) in data 02.08.2020

Lungomare genovese, clima di insperata vacanza cittadina. Lei è una bella signora sulla settantina, pettinatissima ed elegante nonostante l’umidità.

Si gode una giornata di mare di un’estate che viste le pandemiche premesse va considerata, se non un regalo certamente una fortuna. Si lamenta, la signora elegante.

"Viaggiare è diventato impossibile: i costi dei biglietti aerei sono saliti alle stelle, ti fanno stare nei sedili con accanto altre persone senza rispettare il distanziamento di un metro e mezzo e con la scusa del Covid non ti portano neppure da mangiare". Mi distraggo un attimo presa dalle mie telefonate (un’amica senegalese che organizza una manifestazione per un connazionale morto in circostanze misteriose e un giornalista che vuole raccontarmi dell’ennesimo, tragico naufragio)

La sento ancora lamentarsi, senza soluzione di continuità. Seguendo un suo personale filo logico che, al momento mi sfugge, inizia a protestare contro gli sbarchi dei profughi (anche se lei ovviamente non li chiama così ): "non c’è mica una guerra in Tunisia e questi arrivano belli tranquilli, si portano dietro persino il cane e appena scesi sul molo salutano pure".

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Genova, le rape e la solidarietà

30/05/2020

I contadini del mio paese dicevano: “Con i bei discorsi non si condiscono le rape”. Ai più giovani voglio ricordare che i loro bisnonni, nei giorni peggiori, cenavano con patate e rape “scube”(senza condimento). E non era una moda alimentare.
I vecchi proverbi sono ruvidi, spesso volgari, ma esprimono verità profonde. Genovasolidale, nata per iniziativa del sindacato (la Camera del Lavoro CGIL), dell’ANPI e del Centro di Documentazione Logos, voleva diffondere i valori dell’accoglienza, della tolleranza e dell’integrazione. Lo ha fatto soprattutto con “i bei discorsi”, che se argomentati sono e saranno sempre utili per contrastare fascismo, xenofobia e razzismo.
Ma col sopraggiungere della pandemia quel vecchio proverbio ci ha ricordato che la solidarietà doveva diventare fattiva. La Lanterna di don Gallo cucina i pasti da portare a 30 famiglie con bambini, ospitate dalle suore del Monastero di via Byron. La Onlus SoleLuna, con sede presso la Stazione Ferroviaria di Cornigliano, prepara cibo da asporto, distribuito nelle case di famiglie bisognose. I Circoli Operai consegnano a domicilio generi alimentari e medicine da Voltri a Pontedecimo, da Busalla al Centro Storico , da Prato a Nervi. E poi ci sono i centri della Caritas, di Sant’Egidio e di molte altre organizzazioni, alcune nate spontaneamente per iniziativa di alcuni privati.
Sono diverse centinaia i volontari impegnati in questa solidarietà attiva. La maggioranza sono giovani, molti i figli di immigrati. Ieri l’incertezza per il futuro cercava un nemico, un capro espiatorio. I mestatori di paura hanno additato la figura dello straniero venuto dal mare. Oggi il nemico è un virus invisibile senza volto. Molti hanno visto i visi sorridenti di giovani immigrati salire le scale per portare medicinali e viveri. Tutti hanno saputo delle organizzazioni laiche o religiose che aiutano “prima gli esseri umani”, italiani e stranieri. Contro questa solidarietà fattiva, nessuno ha rivolto parole di ostilità o di derisione, neppure gli odiatori compulsivi da tastiera.

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