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L'altra Resistenza. La Resistenza non armata

19/04/2023

Pubblichiamo questo articolo del Prof. Giancarlo Restelli in occasione del 25 Aprile

L'altra Resistenza. La Resistenza non armata

Una riflessione sul 25 Aprile tra passato e presente

[...]

Quale immagine abbiamo maggiormente presente quando parliamo della Liberazione d’Italia? Sicuramente le sfilate dei partigiani nelle città liberate oppure una delle tante fotografie nelle quali vediamo singoli partigiani pronti al combattimento.

La guerra in montagna è stata una componente forte della lotta resistenziale che ha coinvolto decine e decine di migliaia di italiani dall’8 settembre del ’43 fino al 25 Aprile ‘45.

I partigiani hanno scritto pagine epiche e innumerevoli sarebbero i fatti d’arme da ricordare.

Eppure se ci fermassimo alla lotta partigiana in montagna o in città non avremmo un quadro completo della Resistenza, che chiama in causa altre memorie oggi da riscoprire e rivalutare.

La Resistenza militare

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Auschwitz, la barbarie civilizzata

28/01/2023

Riportiamo l’articolo di Giancarlo Restelli:

Auschwitz, la barbarie civilizzata

Perché è necessario parlare ancora dei lager nazisti 78 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale? Se c’é un argomento nella storia del ‘900, in cui la superficialità prevale sulla complessità degli avvenimenti, è proprio questo, come cercheremo di dimostrare.

Quanti sanno che il primo lager aperto dai nazisti, solamente due mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, fu Dachau?


Dachau fu aperto nel marzo del 1933 alla periferia di Monaco di Baviera con lo scopo di “rieducare“ gli oppositori di Hitler. I vertici del partito nazionalsocialista non fecero mistero delle finalità del lager, reso necessario dall’enorme numero di arresti operati contro socialisti, comunisti, democratici dopo la conquista del potere nel gennaio ‘33.


Una riflessione tra passato e presente

23/01/2022

Riportiamo il discorso celebrativo tenuto a Gallarate dal prof. Giancarlo Restelli in occasione del Giorno della Memoria

Giorno della Memoria 2022

Gallarate – Cimitero monumentale, 23 gennaio ’22

Una riflessione tra passato e presente

Auschwitz, 27 gennaio 1945

Il 27 gennaio del 1945 un’avanguardia dell’esercito sovietico entrò nel campo di Auschwitz e il mondo da quel giorno cominciò a conoscere che cosa era avvenuto nel più grande campo di annientamento che l’uomo aveva progettato e realizzato contro l’uomo. In circa due anni di pieno funzionamento del campo di Auschwitz furono deportate circa un milione e mezzo di persone, prevalentemente ebrei di tutta l’Europa, e un gran numero di polacchi e russi non ebrei più alcune decine di migliaia di Rom e Sinti, ossia le popolazioni nomadi dell’Europa centrale e orientale.

Quando il campo fu liberato emerse subito la terribile contabilità di Auschwitz-Birkenau: del milione e mezzo di deportati, circa 900.000 ebrei furono assassinati nelle camere a gas al loro arrivo mentre altre decine di migliaia morirono a causa del lavoro sfibrante, di ridotte razioni alimentari, a causa di malattie e violenze quotidiane.

Da Auschwitz e da quel 27 gennaio di 77 anni fa nacque una parola che riassume tutto l’orrore dei campi nazisti: Shoah. Shoah vuol dire “catastrofe”, “distruzione” del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale: sei milioni di ebrei furono assassinati dal ’39 al ’45 e la metà in strutture di messa a morte come Auschwitz, dotate di camere a gas e forni di incenerimento.

Shoah e altri genocidi

Ma la grande tragedia della Seconda guerra mondiale non ha coinvolto solo gli ebrei. Facciamo fatica a capire quanti siano 48 o 50 milioni di persone che vennero uccise nel corso della guerra e la maggioranza erano civili morti per i bombardamenti, la fame, le violenze della guerra, le stragi contro i civili Quindi bambini, donne, vecchi vittime della guerra. Anche la morte nei lager nazisti va purtroppo al di là dei milioni di ebrei morti nelle camere a gas dei campi di sterminio: ad Auschwitz furono uccisi anche i Sinti tedeschi con i prigionieri di guerra polacchi e russi mentre in altri lager, come Mauthausen e Dachau, a finire nel meccanismo di messa a morte furono i partigiani di tutta Europa, gli antifascisti, gli operai che avevano scioperato, persone che avevano aiutato gli ebrei e i soldati nemici in fuga. Anche qui la contabilità di quelli che furono chiamati Triangoli Rossi arriva a milioni di deportati di tutta l’Europa. E poi gli omosessuali e i Testimoni di Geova rappresentano altre componenti di questa galassia infinita che furono i lager nazisti.

Le deportazioni dall’Italia

Anche l’Italia pagò un prezzo molto alto al terribile bilancio dei campi tedeschi. Dopo l’8 settembre del 1943 dal nostro Paese furono deportati:

650.000 soldati dell’esercito italiano (divennero IMI) / 30-40.000 morti
24.000 Triangoli Rossi (operai in sciopero, partigiani, antifascisti) / 10.000 morti circa
100.000 lavoratori rastrellati in Italia per lavorare come schiavi nei lager / difficile calcolare il numero di morti
8.000 ebrei cittadini italiani che finirono nelle camere a gas di Auschwitz / tornarono poche centinaia di persone

In totale almeno 800.000 italiani conobbero la prigionia e molti la morte al di là delle Alpi. Una deportazione imponente, forse ancora oggi non del tutto conosciuta.

Le deportazioni da Legnano e Busto Arsizio

Anche le nostre comunità sono state pesantemente investite da forme di repressione finalizzate a mantenere l’ordine nelle fabbriche e procurare manodopera per i lager in Germania e Austria. La deportazione da Legnano ha riguardato una trentina di persone, in prevalenza operai delle grandi fabbriche dell’epoca. A Busto Arsizio addirittura i deportati furono una cinquantina, anche qui con una netta prevalenza dell’elemento operaio. Gallarate ebbe una decina di deportati.

Due episodi sono particolarmente significativi. Ci stiamo riferendo ai fatti del 5 gennaio 1944 alla “Franco Tosi” di Legnano e del 10 gennaio dello stesso anno alla “Comerio” di Busto Arsizio. Otto lavoratori di Legnano furono deportati a Mauthausen, un solo tornò a casa. Sei i lavoratori deportati della “Comerio”. Tre sopravvissuti.

“Mai Più!”

Quando il mondo uscì dalla seconda guerra mondiale e conobbe l’universo dei lager nazisti molti dissero “Mai Più”! La condanna dei criminali nazisti a Norimberga e i tanti processi contro gli aguzzini nei lager sembravano la garanzia più efficace per un mondo migliore.

Purtroppo le cose non andarono in questa direzione, la pace fu subito minacciata dalle due superpotenze uscite vincitrici dalla guerra: Stati Uniti e Unione Sovietica; dopo Hiroscima e Nagasaki nacque l’incubo atomico; la volontà di pace fu sopraffatta da nuovi nazionalismi e nuovi conflitti in Africa, Asia e Medio Oriente. Il messaggio di Auschwitz venne rapidamente dimenticato nelle tante guerre che insanguinarono il mondo dopo il ’45 e nuove dittature opprimevano i popoli, come nell’Europa orientale, dove altri campi di concentramento continuarono a sussistere fino alla caduta del Muro di Berlino.

Neppure il genocidio ebraico sembrò educare a uno spirito di pace e concordia. Erano ancora fumanti le macerie della guerra e addirittura in Polonia, a Kielce, nell’estate del 1946, vi fu un pogrom antiebraico con decine di vittime. Nel 1994 in Ruanda vi fu un nuovo genodicio (contro i Tutsi) con poco meno di un milione di vittime. E poi non dimentichiamo le tante guerre che sono arrivate fino alla fine del Novecento e si sono protratte nel nostro nuovo secolo. E le guerre nate in questi anni, come il terribile conflitto in Afghanistan e in Siria.

Che fare?

Che fare di fronte a tante ingiustizie nel mondo? A tante guerre dimenticate o guerre senza fine dove prevalgono logiche violente per motivi religiosi, razziali o bassamente economici? Purtroppo Auschwitz non ha insegnato nulla a un mondo che appare privo di guida e soggetto a un vero disordine mondiale. Centrali finanziarie muovono ingenti masse di capitali seguendo solo la legge del profitto; milioni di disoccupati e soprattutto giovani sono senza lavoro e con la prospettiva di non trovarlo; grandi masse di persone emigrano per sfuggire le guerre e le dittature oppure per dare un futuro migliore ai propri figli; forme esasperate di xenofobia e razzismo sono la risposta più frequente a chi cerca pace e lavoro lontano da casa.

Si può fare molto

Quindi, che fare? Si può fare molto nonostante tutto. Possiamo insegnare ai nostri figli e ai nostri studenti, se siamo educatori, che al mondo esiste una sola razza. Quella umana. Ed esiste almeno da 40.000 anni in Europa! Geneticamente parlando siamo tutti uguali!

Possiamo insegnare quindi che il razzismo non ha nessuna base scientifica e la “paura dello straniero” è esasperata da partiti, televisioni e giornali che seguono logiche a loro favorevoli: voti, pubblicità televisiva e consenso facile.

Possiamo insegnare a chi vuole ascoltare che oggi la stragrande maggioranza dei migranti in Italia è regolarizzata, lavora, paga le tasse, rispetta la legge ed è integrata nelle nostre comunità. I loro figli nati in Italia parlano perfettamente l’italiano e si sentono italiani a tutti gli effetti. Possiamo insegnare che l’operaio tunisino o egiziano in Italia è uguale all’operaio italiano e tutti e due devono combattere le stesse battaglie sindacali avendo gli stessi interessi da difendere.

Possiamo insegnare che il terrorismo islamico è un grave pericolo ma riguarda frange minuscole, seppure pericolose, di esaltati mentre la totalità dei migranti e di coloro che vivono da tempo con noi è a loro contraria.

“Noi” e “loro”?

Tutto questo non è utopia. Soprattutto dobbiamo finirla con la contrapposizione tra “noi” e “loro”.

Anche durante il colonialismo europeo in Africa, durante l’età dei nazionalismi in Europa e con il fascismo-nazismo al potere la contrapposizione tra “noi” e “loro” sembrava un dato indubitabile. Le conseguenze di questi atteggiamenti furono i massacri coloniali, le guerre in Europa, e lo sterminio di chi non rientrava in determinati “parametri” di purezza razziale, come nella Germania hitleriana gli zingari, gli ebrei, i disabili tedeschi.

Non facciamo che queste logiche abbiano il sopravvento, non giriamo la testa di fronte a chi semina tempesta, cambattiamo ogni giorno la nostra piccola grande “guerra” a favore dell’integrazione, della tolleranza, contro ogni razzismo e ideologia prevaricante. Ricordiamo le tragedie del passato come monito affinchè non si ripetano più.

Contro ogni forma di nazionalismo e razzismo vengono in mente le parole di Dante Alighieri in una sua opera (De Vulgari Eloquentia):

Noi che abbiamo per patria il mondo, come i pesci il mare”


Dante 700

17/09/2021

Segnaliamo il testo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

Dante e il potere

Cominciamo con tre aspetti forse non del tutto conosciuti: Dante in realtà si chiamava Durante. Dante era il diminutivo. Non sappiamo che faccia avesse e neppure la grafia con cui scrisse la “Commedia”. Non abbiamo neppure l’originale della “Commedia” autografato da lui. Perdonerete se inizio con i versi più famosi di

Dante nostro contemporaneo

L’esilio, il profugo: “Povero assai, trapassò il resto della vita dimorando in vari luoghi per Lombardia e Toscana e per Romagna sotto il sussidio di vari Signori” (Leonardo Bruni). Cercheremo di capire quanto le esperienze di Dante negli ultimi vent’anni della sua vita ci parlino del mondo a noi contemporaneo. Il provvedimento

Dante uomo del suo tempo

“La prima nazione capitalista fu L’Italia. Il chiudersi del Medioevo feudale, l’aprirsi dell’era capitalistica sono contrassegni di una figura gigantesca, quella di un italiano, Dante, al tempo stesso l’ultimo poeta del Medioevo e il primo poeta moderno” (F. Engels, Prefazione all’edizione italiana del “Manifesto del Partito

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Mauro Venegoni, militante comunista

21/01/2021

Segnaliamo il testo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

Cento anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia.
Mauro Venegoni, militante comunista

Il 21 gennaio del 1921 a Livorno nasceva il Partito Comunista d’Italia, sezione italiana della Terza Internazionale, che avrebbe segnato momenti importanti della storia italiana.

Tra i 43.000 iscritti al partito guidato da Amadeo Bordiga ci sono Carlo e Mauro Venegoni, giovanissimi comunisti legnanesi, anche loro affascinati da quanto era accaduto in Russia solo quattro anni prima.

Carlo e Mauro Venegoni furono generosi militanti comunisti in tutti gli anni venti e trenta, valorosi combattenti contro il fascismo e il capitalismo in nome di una nuova società, il comunismo.

Questo breve testo vuole essere un ricordo soprattutto di Mauro Venegoni.

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Il Biennio Rosso in Italia nell’ipotesi strategica di Lenin

16/12/2020

Segnaliamo il testo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

Il Biennio Rosso in Italia nell’ipotesi strategica di Lenin

Il testo vuole esaminare il complesso rapporto tra Lenin e il Partito socialista italiano in un contesto storico di fondamentale importanza quale il primo dopo guerra e le possibilità di trasferire in Italia l’esperienza dell’Ottobre bolscevico.

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Lenin e il movimento operaio italiano (1901-1922)

10/10/2020

Segnaliamo il testo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

Lenin e il movimento operaio italiano (1901-1922)

Indice

Introduzione
Capitolo primo: Analisi degli scritti di Lenin fino all’agosto 1911
  • Caratteri del socialismo italiano nell’età giolittiana negli scritti di Lenin
  • Individuazione dei caratteri imperialistici nel capitalismo italiano
  • Il primo apparire del nome di Lenin in Italia
Capitolo secondo: Lotta politiche nel socialismo italiano negli anni precedenti la Prima guerra mondiale
  • Lenin e il congresso di Reggio Emilia
  • La guerra di Libia e il socialismo italiano
  • Il PSI “felice eccezione” fra la neutralità e l’intervento (agosto 1914-aprile 1915)
Capitolo terzo: Guerra imperialistica e rivoluzione
  • Il “né aderire né sabotare” negli scritti di Lenin
  • Primi incontri tra Lenin e i socialisti italiani a Zimmerwald e Kienthal
  • Lenin e la rivoluzione di febbraio nella stampa socialista italiana
  • Lenin e il PSI tra le due rivoluzioni
  • Prime interpretazioni dell’Ottobre nel PSI
  • Potenzialità rivoluzionarie e problema del partito rivoluzionario
  • tra Caporetto e la fine del 1918
Capitolo quarto: Il “Biennio Rosso” in Italia nell’ipotesi strategica di Lenin
  • Speranze di un’imminente rivoluzione in Italia in un messaggio di Lenin a Serrati
  • La fondazione della Terza Internazionale
  • Speranze e delusioni di Lenin nello sciopero internazionale del 21 luglio 1919
  • La “brillante vittoria del comunismo” al Congresso di Bologna
  • Il massimalismo italiano in una lettera di Serrati a Lenin
  • Antiparlamentarismo, polemica contro il centrismo e il riformismo nel PSI, valorizzazione del partito ne “L’Estremismo”
  • Il secondo Congresso dell’Internazionale Comunista
  • Verso la scissione
Capitolo quinto: Il Congresso di Livorno e la fondazione del Partito Comunista d’Italia
  • Ultimi rapporti tra Serrati e l’Internazionale prima della scissione
  • Livorno, l’Internazionale e Lenin
  • La polemica su Livorno nella storiografia togliattiana
  • Il nodo storico del “ritardo”
  • Uno strumento politico d’avanguardia: il partito leninista
Capitolo sesto: Lenin il “fronte unico” in Italia
  • Stabilizzazione relativa del capitalismo e strategia della NEP in Unione Sovietica
  • Tattica del “fronte unico” e polemica su Livorno al Terzo Congresso dell’Internazionale Comunista
  • ”Fronte unico” e conquista della maggioranza del proletariato
  • Rafforzamento delle strutture del partito, “fronte unico” sindacale e “ritirata strategica” di classe nell’azione del PCd’I nel biennio 1921-22
  • La scienza della “ritirata ordinata” nella strategia di Lenin e Bordiga
  • Le difficoltà del “fronte unico” politico in Italia: il “Circo Barnum” alla prova
  • Il problema della fusione tra PCd’I e PSI negli ultimi scritti di Lenin
Note


Vajont, 9 ottobre 1963. Una tragedia annunciata

09/10/2020

Segnaliamo l’articolo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

Vajont, 9 ottobre 1963.

Una tragedia annunciata

C’era roba gialla ovunque, era la melma trasportata dall’onda.

A un certo punto vidi affiorare il gomito di una bambina di 6-7 anni.

La tirai fuori da lì, la presi in braccio e chiesi dove avrei dovuto metterla.

Mi indicarono una catasta di corpi che si era già accumulata lì vicino”
Bruno Ambrosi, uno dei primi soccorritori

Il 9 ottobre di cinquant’anni fa una rovinosa frana staccatasi dal monte Toc provocava poco meno di 2000 morti prevalentemente a Longarone e in numerose frazioni vicine alla frana. Circa 260 milioni di m di roccia (un volume più che doppio rispetto all’acqua contenuta nell’invaso) si staccarono dalla montagna e franarono nel lago artificiale della diga del Vajont provocando un’ondata alta 200 metri che si abbattè con la forza di una bomba atomica sull’abitato di Longarone, che si trovava di fronte alla diga a pochi chilometri di distanza.

Leggi tutto l’articolo: http://restellistoria.altervista.org/scritti-vari/vajont-9-ottobre-1963-una-tragedia-annunciata/


Italiani, brava gente?

07/10/2020

Novembre 2020 – giugno 2021

Ciclo di videoconferenze

Italiani brava gente?
Una leggenda dura a morire

Con l’adesione di Amministrazione Comunale di Castellanza, Sempionenews, Anppia Varese e Casalpusterlengo, Cooperativa Achille Grandi di Agrate Brianza, La Sinistra-Legnano in Comune, Eco Istituto della Valle del Ticino, Un’altra Storia; Anpi di Castellanza, Castano Primo, Bareggio, Olgiate Olona, Canegrate, Casalpusterlengo, Caronno Pertusella, Lonate Ceppino, Inveruno, San Giorgio su Legnano, Turbigo, Vanzaghello, Rescaldina, Coordinamento Anpi del Magentino; Istituto Calogero Marrone, sezione di Varese

Venerdì 20 novembre 2020 ore 21.00
Un mito duro a morire

Un percorso storico tra le pagine più buie della nostra storia coloniale, da Crispi a Mussolini

Relatori:
Giancarlo Restelli – Gloria Ratti – Carlo Antonio Barberini
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/_e6c83KI0ZM

Martedì 26 gennaio 2021 ore 21.00

Le complicità nella deportazione ebraica 1943-45

Relatori:
Giancarlo Restelli – Gloria Ratti – Carlo Antonio Barberini
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/GQGFIu2cx1o

Venerdì 19 febbraio 2021 ore 21.00
Strage di etiopi in Addis Abeba. I massacri di Debre Libanos
Relatori:
Giancarlo Restelli – Gloria Ratti – Carlo Antonio Barberini
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/MyGd2OwFARQ

Venerdì 26 marzo 2021 ore 21.00
I bombardamenti italiani sulla Catalogna durante la guerra civile
Relatori:
Roberta Lenzi – Doriano Maglione – Carlo Antonio Barberini
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/QMWUZBEHvxk

Venerdì 28 maggio 2021 ore 21.00
Relatori:
Gianguido Manzelli – Giancarlo Restelli – Carlo Antonio Barberini
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/HgkTbYOPOcM

Lunedì 14 giugno 2021 ore 21.00

Presentazione del libro

in Africa tra passato e presente
di Anna Di Sapio e Marina Medi
Introduce: Giancarlo Restelli
Presentano le autrici
Per seguire la conferenza: https://youtu.be/VbjNeViiUV8

L’ebook può essere scaricato da qui: https://www.storieinrete.org/storie_wp/?p=20580

Il colonialismo italiano sul sito restellistoria

Il sito Restelli Storia contiene approfondimenti su svariati aspetti della storia recente, in particolare le due guerre mondiali, la Shoah, la Resistenza, le Foibe e l’esodo giuliano-dalmata.

Numerosi articoli approfondiscono diversi aspetti del colonialismo italiano:

Alcuni momenti di storia del colonialismo italiano (presentazione)

Leggi la ricerca

A cura di Gloria Ratti, Centro Buonarroti di Milano

A ferro e fuoco.

L’OCCUPAZIONE ITALIANA DELLA JUGOSLAVIA 1941-1943

Segnaliamo la mostra

A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43

In occasione dell’80° anniversario dell’attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, l’Istituto nazionale Parri (già Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia), l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia ed il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste allestiscono una mostra fotografica virtuale, dal titolo “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43”, visitabile a partire dal 6 aprile 2021 collegandosi al sito www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it

 

Per altre notizie sulla mostra: http://www.reteparri.it/eventi/ferro-fuoco-loccupazione-italiana-della-jugoslavia-1941-43-6580/


A Legnano ha vinto... l’astensionismo.

07/10/2020

Riportiamo l’articolo di Giancarlo Restelli sul sito restellistoria:

A Legnano ha vinto... l’astensionismo

Elezioni comunali ottobre 2020

Ha vinto Radice, molto bene! Sicuramente meglio della Toia. Ha vinto con 11.733 preferenze (54%) contro 9.977 voti alla sfidante, pari al 46% dei votanti. Appunto: rispetto a coloro che hanno votato.

Al ballottaggio ha votato il 47.55% dei votanti, quindi più della metà non è andata alle urne (52.5%). Esattamente 23.000 persone (numero più numero meno) su 47.073 potenziali elettori.

Il primo partito a Legnano

Nessuno ne parla ma il primo partito a Legnano - ma anche in Italia quando si vota - sono gli astensionisti, ossia giovani, uomini e donne di ogni età che per particolari motivi non votano.

Perché non votano? Una democrazia seria dovrebbe porsi finalmente la domanda e dare risposte concrete. Non è il momento di analisi sociologiche ma qualcosa si può dire...

Leggi tutto l’articolo: http://restellistoria.altervista.org/scritti-vari/a-legnano-ha-vinto-lastensionismo-comunali


3 ottobre Giornata della Memoria e dell’Accoglienza

03/10/2020

Riportiamo l’articolo di Giancarlo Restelli su SempioneNews:

3 ottobre Giornata della Memoria e dell’Accoglienza

A sette anni dalla tragedia di Lampedusa

Il 3 ottobre del 2013 avvenne una tragedia a poche centinaia di metri da Lampedusa che colpì molto l’opinione pubblica italiana. La dinamica è molto semplice, anche perché si è ripetuta più volte nel Mediterraneo. Un peschereccio mal ridotto, lungo venti metri, con circa cinquecento migranti eritrei a bordo, a poche miglia da Lampedusa ha un’avaria. Sono alla deriva ma la costa è vicina. Sono le prime ore della mattinata del 3 ottobre, ancora c’è buio...

Leggi tutto l’articolo: https://www.sempionenews.it/cronaca/3-ottobre-giornata-della-memoria-e-dellaccoglienza/


Non credete ai poveri untori

29/09/2020

Riportiamo l’articolo di Maurizio Ambrosini su l’Avvenire del 4 agosto: "Covid-19, migranti e derive parolaie. Non credete ai poveri untori".

Il nesso tra immigrazione e pericolo Covid-19 sta agitando la scena politico-mediatica, oltre che le vacanze degli italiani, assumendo varie sembianze inquietanti: gli sbarchi, anzitutto, ma anche i rientri dall’estero, i focolai di infezioni nei centri di accoglienza, nonché le fughe dagli obblighi di quarantena. Spiace che non solo politici in cerca di facili consensi, ma anche analisti qualificati partecipino alla “caccia agli untori”, mediante usi spericolati dei dati e associazioni improprie tra fenomeni sociali (persone che si muovono attraverso i confini) e aspetti politici (il colore del governo in carica).
L’idea che gli immigrati (poveri) portino malattie è una delle leggende nere più ricorrenti e inossidabili. Chi ha un po’ di memoria potrebbe ricordare, per limitarci agli ultimi anni, i tentativi di bloccare l’accoglienza dei profughi a causa dell’epidemia di Ebola in alcuni Paesi africani, oppure l’allarme per la presunta diffusione della Tbc tra le forze dell’ordine che presidiavano gli sbarchi. Voci infondate, eppure di grande impatto mediatico...

Leggi tutto l’articolo: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/non-credete-ai-poveriuntori