Ezio Mauro, “La Repubblica”, 2 settembre 2020, scrive che il negazionismo del virus “è prima di tutto una forma di egoismo. Nego la sua stessa esistenza, e in questo modo sono esonerato dal peso del problema, dalla responsabilità di farmene carico…Non mi sento implicato emotivamente nelle sue conseguenze.” Negando l’esistenza stessa del virus sono dispensato dal provare empatia, pietà, solidarietà nei confronti delle persone colpite.
Il negazionismo permette di rinchiudersi in un guscio per difendere il proprio ego e rimuovere le profonde paure, sospingendole fuori dalla propria illusoria bolla.
I mass media, invece di soffocare questi vaneggiamenti trascurandoli, li utilizzano per aumentare, anche di pochi punti, il vero dio delle TV: l’audience. Se poi ci scappa una rissa verbale è una vera manna per gli indici di ascolto.
Si afferma sempre di più la teoria che il pontificare, senza alcuna preparazione, su argomenti complessi sia un primario diritto individuale ad esprimersi e che la battaglia negazionista sia una sacrosanta crociata per la libertà. Un concetto di libertà che è proprio il segno più tipico dell’egoismo: liberarsi da ogni dovere di responsabilità nei confronti degli altri. Il pontificare con estrema sicurezza passando dal calcio alle più complesse teorie scientifiche è sempre stato un innocuo gioco praticato in ogni bar, ma proiettato sulla scena politica si trasforma.
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